Un mese al saldo Imu. Il 16 dicembre segnerà infatti il congedo dall’imposta 2021, mentre – com’è noto – per la Tasi non c’è più nulla da pagare visto che dal 1° gennaio 2020 è stata abolita. L’Imu si paga col Modello F24, e in caso di bisogno i consulenti CAF ACLI sono pronti a darvi una mano su tutta la trafila necessaria per adempiere all’obbligo tributario: dalla verifica sull’aliquota annua alla compilazione del modello di pagamento con cui poi si dovrà andare in banca o alla posta, salvo la scelta di farsi addebitare l’importo per via telematica sul conto corrente.
Precisiamo però subito una cosa: di norma il versamento non è dovuto se l’imposta non è superiore ai 12 euro (a meno che il Comune in delibera non abbia disposto diversamente). I 12 euro sono da intendere come imposta totale sul periodo di possesso nell’intero arco dell’anno e non come rata singola di acconto o di saldo. Quindi, esempio, se come acconto ho pagato 10 euro e altrettanti ne devo pagare a saldo l’imposta è sicuramente dovuta. Come accennato, l’F24, una volta compilato, è da effettuarsi materialmente in banca o alla posta, a meno che il contribuente non abbia voluto farsi fare l’addebito online.
Il modello sarà intestato al titolare del versamento, ovviamente in base all’utilizzo dell’immobile, al periodo e alla singola quota di possesso, ma questi, appunto, sono tutti aspetti su cui gli operatori CAF ACLI possono tranquillamente assistervi. Se poi si è residenti all’estero, per i versamenti occorre contattare direttamente il comune beneficiario per ottenere le relative istruzioni e il codice IBAN del conto sul quale accreditare l’importo dovuto. In tal caso, qualora il residente all’estero fosse titolare di un c/c in Italia presso una delle banche convenzionate con l’Agenzia delle Entrate, potrebbe anche, previa registrazione ai servizi telematici della stessa Agenzia, compilare il Modello F24 ed eseguire il pagamento tramite il software F24 online.
Sciolti questi aspetti pratici, è bene far presente che ai fini del saldo la delibera del Comune, se esistente (altrimenti va da sé che varrebbe quella dell’anno precedente o quella prima ancora), è come il Vangelo: cioè il Comune, rispetto all’acconto già pagato a giugno, potrebbe aver deliberato un’aliquota diversa, e magari anche più alta, visto lo sblocco sul caro aliquote che ha rimesso in moto dal 2019 la possibilità per le giunte locali di modulare al rialzo i prelievi. Se allora l’aliquota dovesse essere diversa il CAF provvederà a ricalcolare da capo il tributo, tarandolo sui 12 mesi, o comunque sul periodo di possesso effettivo nell’arco di tutto l’anno, sottraendo infine l’acconto versato a giugno.
Un altro aspetto determinante potrebbe essere l’eventuale cambio d’uso dell’abitazione durante l’anno. Cioè, ad esempio, se fino a giugno avevo una seconda casa affittata che invece adesso è vuota, è evidente che per il saldo non dovrò più fare riferimento all’aliquota sulle seconde case locate, bensì a quella che il Comune prevede su quelle a disposizione, ammesso ovviamente che ci sia una distinzione di aliquota fra seconde case locate e libere. Oppure il contrario. Se fino a giugno ho avuto una seconda casa vuota, che poi è stata affittata, è chiaro che nel calcolare il saldo 2021 dovrò riferirmi all’eventuale aliquota sulle seconde case locate. Non solo, ma dovrò fare anche attenzione a un’altra possibile differenza di aliquota, cioè quella per le case in affitto con canone libero e quella per gli affitti concordati.