I lavoratori domestici hanno diritto alla malattia?
La risposta è sì. Ma se non è l’INPS che si preoccupa di pagarla, a chi spetta farlo?
Vediamolo insieme.
I giorni di malattia da chi vengono pagati?
È il datore di lavoro che deve indennizzare i giorni di malattia al lavoratore. L’Inps non contribuisce in alcun modo.
Il corrispettivo per i primi 3 giorni di malattia è pari al 50 % della retribuzione mentre per i successivi è pari al 100 % della retribuzione. L’importo giornaliero è calcolato in 1/30 del compenso mensile e il numero dei giorni pagati aumenta in base all’anzianità contrattuale.
Anzianità contrattuale | Giorni retribuiti |
Fino a 6 mesi | 8 giorni |
Da 6 mesi a 2 anni | 10 giorni |
Oltre 2 anni | 15 giorni |
Dopo i giorni di malattia retribuiti cosa succede al lavoratore che non è guarito?
Quando i giorni di assenza sono maggiori rispetto a quelli che il datore è obbligato a retribuire, il lavoratore non percepisce alcun compenso. Mantiene però il diritto a conservare il posto di lavoro e non può essere licenziato. Questo intervallo di tempo è limitato e aumenta con il crescere dell’anzianità lavorativa.
Anzianità contrattuale | Giorni |
Fino a 6 mesi | 10 giorni di calendario |
Da 6 mesi a 2 anni | 45 giorni di calendario |
Oltre 2 anni | 180 giorni di calendario |
In caso di malattia oncologica i giorni vanno aumentati del 50%
Cosa deve fare il lavoratore?
Il lavoratore deve informare tempestivamente il datore di lavoro e deve consegnare il certificato medico dove vengono precisati i giorni di prognosi.